10.1.11

Il lampione sotto casa s'accendeva proprio al suo passaggio, lei passava nella notte, forse per caso o forse no.

Il lampione sotto casa s’accendeva proprio al suo passaggio, lei passava nella notte, forse per caso o forse no, e tu fingevi ancora di non averci creduto, invece ricordi i lunghi abbracci che lei amava mettere al posto dei saluti, perché le parole venivano dopo, ed era il suo modo di fare. Che ha smesso di fare. Se il tempo andasse all’incontrario e seguisse il tuo vecchio diario, sapresti se è stato solo un sogno, per poi svegliarti di nuovo assieme a lei. Stai cercando qualcuno che torni a scrivere il seguito o la fine, che s’inventi un addio o che venga a chiudere la porta, così la notte e il vostro lampione potrebbero durare per sempre. Ma chi? Chi se non lei? Non c’è colpa, sei una lamina d’oro, se ti toccano, ti rompi. Invece lei, lei è nata mercurio, se la toccano, infetta. Tu l’hai toccata, forse per caso o forse no, tanto che ora ti giri per sentire il suo odore e non riesci ad andare avanti senza essere schiacciato dai desideri. E non ci credi che avresti potuto sentire questo per lei e lei non senti nulla. Maledici chi ti diceva che i desideri aiutano a rimanere in piedi, spine dorsali, che arrivano sul più brutto a salvarti, paladini; a te non funziona così, anche i desideri stanno scappando, sono codardi, hanno paura; come lei, lei che aveva paura di scegliere per sempre. Del resto è ciò che accomuna il mondo: siamo incerti perché sappiamo che la scelta definitiva si mangia tutte le altre, fatichiamo ad accettare che la vita è una sola, non molte. Esistono più desideri di quanti può contenerne una vita, ma allora perché la felicità non la troviamo sugli scaffali? Perché non è come un libro bizzarro o dimenticato, quello che sembra proprio destinato a noi, da poter sfilare tra un mucchio di volumi accatastati? Perché la felicità d’ognuno non è racchiusa nell’enciclopedie? Lì di solito ci sta tutto. No. La felicità si fa rincorrere, come un bersaglio che si sposta ogni giorno più in là. Tu hai ceduto, ti manca il fiato per inseguire, hai gettato arco e frecce perché stanco di mirare a lei. Sbagli. Ti stai lasciando andare, non c’è motivo. Se fossi in te andrei a riprendere le armi, magari non per mirare un’altra volta a lei, ma molto, molto più in alto.


Te la dedico un pò, perchè ti voglio bene, e sono qui a spegnere quel lampione. Che tu trova la tua nuova storia vera, nessun rimpianto.