14.7.14

Muro

La metafora del muro, del muro innalzato tra noi, ha preso corpo e forma effettiva. Il muro è tra noi ed è, allo stesso modo, tra le nostre camere. C'è una distanza ravvicinata dietro cui io piango, la notte. E ce n'è un'altra, ancora più dolorosa, che separa i tuoi pensieri da me, tutta me. Mi passano accanto. Si avvicinano al mio naso, ma non mi baciano più. Mi passano accanto, a passi pesanti muovono l'aria e quell'aria mi sfiora, e puzza, e mi soffia nelle orecchie, le stesse che qualcuno ha voluto incollarmi qui, sopra le guance, perché ascoltassero solo i tuoi, di pensieri. Ma cosa me ne faccio di due orecchie per sentire se non posso più ascoltarli? Se sento solo fischi, echi lontani di ricordi? I tuoi pensieri mi passano accanto, a passi pesanti muovono l'aria e quell'aria mi sfiora. Non mi bacia, mi solca le rughe, mi gela la fronte. Come un lago ghiacciato il mio involucro crepa sotto il peso del tuo silenzio. Silenzio che pattina, mi solca le rughe, mi gela la fronte. Ho freddo e c'è il sangue. Vorrei tagliarmi via le orecchie, una volta e per sempre. Ficcartele sotto il cuscino a rubarti i sospiri, i respiri, le parole calde, le telefonate, un abbraccio, a saccheggiarti i pensieri per riportarli da me, tutta me.