28.2.10

Cenere.

Succede ancora. Cerco il suo sguardo come se a lui importasse trovare il mio. Lo spio nella sua fierezza, sicuro in tutto ciò che fa. E le sue parole che non sbagliano mai ma bruciano sempre.
Un'ustione al cuore e un incendio ai miei pensieri, che non riesco a spegnere più.
Lo invidio. Perchè vorrei il suo mondo, quello che non ho e che forse avrei potuto avere.
Lo invidio, lui, la sua gloria, i suoi amici.
E' lo scotto da pagare per quella bambina che non sapeva giocare con il fuoco.
C'era il mio volto arso del suo ultimo saluto.
Il mio cuore inaridito.
Il mio letto come cenere spenta del nostro amore.
Anche questa notte mi spegnerò pensando a te.


Dedicata a un caro amico, F. R.

26.2.10

La risposta sembra scontata.

Capita che a volte ti addormenti chiedendoti come puoi aver chiuso così il cuore. Non hai mai avuto grandi dolori, non sei vissuta in un ambiente condizionante, pertanto non hai troppe scusanti. Non puoi essere nata senza sapere amare, anche i fiori amano le api e le api amano i fiori, perciò anche tu puoi esserne capace.
Sì, è vero, sei solita alla riservatezza, sembrano non piacerti le domande dirette, quelle personali: per te l’idea del personale è molto ampia, sei incline a chiuderti, arrivando a dare confidenza solo a chi non se la prende. Non è per timore, è che ti sopravvaluti finendo a sottovalutare i restanti.

Tu ami in modo limitato, ami verso poche direzioni, come se agissi lungo la brevità di un raggio, sotto una gamma ristretta da un metro di giudizio che riesce unicamente a condannare, mai ad assolvere.
Boh. Forse è che non ti accorgi dell’amore,  pur avendo imparato da sola a scindere il sesso dalle emozioni, non sai coglierlo, non sai coglierlo affatto; del resto non è facile come raccogliere frutta dai rami.

Ma ci credi nell’amore? E se ti ritrovassi così solamente perché non ci credi fino in fondo? La risposta sembra scontata malgrado tu non riesca a darle le parole che la fanno vivere.
Eppure certe sere ti senti dilagare. Aumentare di volume. Senti espanderti. Sulla pelle vorresti altro, carezze, profumi diversi dal tuo, vorresti poter avvicinare la tua anima a fuoco caldo e dolce. Vorresti poter abbandonare i pensieri.
Una volta per tutte le altre.
Passate.

Quando ci sei, fai un fischio.

Quando ci sei, fai un fischio.
Perché ci sei vero?
Guardo, guardo, e non ti vedo.
Allora ti aspetto.
Guarda che ti aspetto.

Io la gente la scompongo, mi viene facile e così lo faccio spesso. La scompongo, come dire che tendo a stereotipare generalizzando. Categorizzo, seleziono, ma soprattutto, scarto.
Mi bastano 5 minuti di vivisezione, 10 per le eccezioni. Una parola in più e scende giù. Spacciato. Senza nemmeno avere la consapevolezza di essere stato reso inerme dalla mia intransigenza, mi dispiace, ma non gli rimane nient’altro da fare. Non stavo aspettando lui.

Sto aspettando te.
Nell'attesa associo volti, metto insieme qualità.
E ti faccio come voglio.
Cioè come vorrei che tu non fossi.
Vabbè.
E ti faccio come voglio.
Aspettandoti.

23.2.10

Da un'altra parte.

Cerco qualcosa di sempre più bello che possa essere reso simile all’inconsistenza dei miei sogni. E’ un regalo che nella mia vanità mi farei volentieri: regalarmi a ogni risveglio una bellezza da guardare. Essere lì, a guardare, essere lì eppure essere in un altro posto. Insieme. Come un viaggio senza andata né ritorno, dove la luce è la stessa delle mattine d’estate o dei tramonti in montagna. Un viaggio lì, a guardare, rimanendo fuori, fuori dal mondo. E allora fuori come va? Fuori va che va da Dio. Un viaggio di noi per tutto il mondo, un viaggio che faremo e rifaremo. Sempre in viaggio, in un cuore o nell’altro, ma sempre nel mio. O nel tuo.

Donna alla finesta, 1822, C. D. Friedrich

Se vuoi, è sempre san valentino.

C’è amore nell’aria.
Lo rubo a chi ce l’ha.
Respiro un po’ più a lungo
E lo tengo tutto dentro
Fin quando ce ne sta.


Posso anche morirci affogata.
Amen.

7.2.10

REEBOK FREESTYLE

Chi mi ha vissuta, lo sa.
Sono l’emblema della sportività.










Reebok, puoi sbagliare la pronuncia, ma il senso è quello, Reebok. Da oltre un secolo veste i piedi di tutta Europa, poco importa se non ve n’eravate accorti, ma sappiate che dobbiamo tanto a Joe e Jeff Foster; in effetti più a Joe, che a Jeff, e non fatevi troppe domande.
Semplicemente fu Joe, da ragazzo, a vincere il dizionario sudafricano che, con fare quasi dadaistico, portò allo spelling del nome: Reebok sta per Rhebok, dizione afrikaans-olandese di una delle oltre novanta specie di antilopi che abitano il nostro pianeta, e non spaventatevi.


Ho pensato per anni che Reebok fosse un marchio privo di vita, da tute tecniche di seconda mano, sottovalutate e svalutate, sbeffeggiate dal baffo della Nike. Del resto, non potevo sapere. Poi un giorno le vidi, loro. Raggio di sole, terra in mare aperto, soffio di brezza, acqua nel deserto, loro: Reebok Freestyle.
Correvano i premi mesi del 2008, due anni fa e, sapete, io avevo due anni in meno, ma non meno pretese. Le capii dal primo momento e loro capirono me. Così, ora stanno qui, in una bacheca d’etere, in fondo ai piedi del letto, sacre. Attendervi è stato un piacere, mie pargole, la Free e la Style, belle di mamma.











































La Free e la Style sono uno stile libero che non si nuota. Non serve cloro o aria, del resto non stiamo parlando di scarpa che respira, ma di apnea profonda nel panorama modaiolo anni ‘80, immersione no limits nella cultura pop del tempo, un tempo nemmeno così lontano, ma lontano abbastanza da poter essere rispolverato. Reebok Freestyle sono ancora una leggenda vivente, le più vendute velocemente nella storia della società, le prime ad essere pensate specificatamente per donne, proprio quando iniziò a dilagare la mania del fitness aerobico. In fondo la moda è revival, così insegnano e così vediamo. Proposte su riproposte, percorso continuo verso l’eccellenza, e poi versioni di svariate varianti, quelle che ti pare, giallo, rosa, verde, bianco, azzurro, per un look classico rivestito di carta da caramella, per chiamare visionari e originali, i più pazzi ed eccentrici delle strade. Reebok Freestyle. Se volete saperne di più, cercate da soli.



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fanno davvero al caso mio, sempre di corsa tra bodybuilding e danza e allenamenti di cheerleading. Eh sì, proprio così. Sono la coppia giusta per me, mi fanno assomigliare così tanto a Alex Owens.