14.4.18

Dopo che mi hai parlato

Dopo che mi hai parlato - che meglio così, stop, ferma tutto, se no ci si fa male - mi hai convinta e ora sto abbastanza bene. Ho provato a fare mio il tuo pensiero per vedere come mi stesse addosso. E insomma: facevo un po' ridere, era tutto stretto stretto da una parte, storto, strano dall'altra. Non penso mi abbia visto qualcuno, ma anche se mi hanno visto avranno sicuramente pensato: "Guarda lei, con l'amore sbagliato indossato al contrario". Così me lo sono tolto quasi subito e alle tue parole ragionate ne ho attaccate delle altre e altre ancora. Ho costruito, con le bucce d'arachidi e il fondo di birra, un tunnel di sentimenti e azioni: incredulità, rabbia, delusione, scoraggio, incomprensione, riflessione, convinzione, rumore... ti ho amato ancora nelle mie altalenanti debolezze; (ti ho amato?) dall'aereo, quando ho chiuso gli occhi e ho constatato che non avrei mai più volato insieme a te ma all'istante sarei scesa a fare colazione al sole. Pilota scusa, stop, ferma tutto, che poi ci si fa male! Chissà che faccia avevo mentre dormivo con la testa penzoloni verso il sedile di quella accanto. Mi avrà capita. Non le ho chiesto niente, adesso che ci penso, nemmeno se fosse suo lo zaino che bloccava il mio sopra le nostre teste penzoloni. Avrei potuto chiederle che forma avesse il suo amore e raccontargli la storia del mio tunnel di arachidi. Fare i confronti. Non lo so, avrà capito comunque, mi avrà vista così e avrà pensato: "Guarda lei, si è appena sfilata di dosso i pensieri di lui e ora sta provando a ricordare come fosse il suo angolo di collo". Me lo sono già dimenticato.



Adrian Paci, Centro di permanenza temporanea, 2007

Nessun commento:

Posta un commento